Dai Musei di Qualità al Sistema Museale Regionale dell’Emilia-Romagna

Dai Musei di Qualità al Sistema Museale Regionale dell’Emilia-Romagna

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L’8 Aprile 2019 è stata una data quasi epocale per tutti gli operatori delle istituzioni culturali dell’Emilia Romagna! A Bologna è stato presentato il progetto di realizzazione del nuovo Sistema Museale Regionale: un circuito di condivisione e sviluppo comune che vuole portare i musei pubblici e privati ad aumentare i propri livelli di qualità, adeguarsi alle esigenze contemporanee e condividere le migliori best practice in un sistema di collaborazione territoriale. La sua crescita è prevista nel corso dei prossimi tre anni.

Tanti musei e tanta esperienza

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Ha inaugurato l’inizio del convegno l’assessore alla Cultura della Regione, Massimo Mezzetti, che ha sottolineato la complessità dell’offerta culturale del territorio e la conseguente necessità del rispetto delle diversità. Il confronto tra Stato (MiBAC, in particolare) e specificità regionali ricopre un ruolo fondamentale: la dialettica fra stato e regioni favorisce la valorizzazione delle singole istituzioni, conferendo alle regioni una maggiore potestà legislativa in materia di tutela e valorizzazione museale.

I musei, le biblioteche e gli archivi devono diventare luoghi di comunità e di identità, attraverso visite personalizzabili: l’esperienza, che negli ultimi anni è diventata protagonista dell’offerta culturale, continua a farla da padrona!

Tuttavia, la tecnologia, che fin qui è stato il principale mezzo esperienziale, non deve entrare in competizione con l’oggetto storico o artistico, deve essere un mezzo, non un obiettivo.

Chi l’ha detto che di arte non si mangia?

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Antonio Lampis, direttore Generale Musei del Ministero per i beni e le attività culturali, ha parlato della figura dell’operatore culturale come colui che ha il compito di comunicare la complessità del museo al pubblico di ogni genere. È necessario abbattere gli stereotipi che riguardano i musei: solo quelli statali forniscono quasi il 2% del PIL nazionale, cioè quasi quanto il settore agricolo, e negli ultimi tre anni l’ambito culturale ha visto una crescita del 40%.

Mario Scalini, direttore del Polo Museale dell’Emilia-Romagna del Ministero per i beni e le attività culturali ha riferito che il Polo ha visto aumentare esponenzialmente il numero dei visitatori (e quindi degli introiti) solo negli ultimi quattro anni, in un territorio che possiede 546 fra musei, archivi, biblioteche e siti. Conseguentemente, ha ribadito la rilevanza delle professionalità specialistiche che operano nei musei.

Vincenzo Santoro, responsabile Cultura e turismo dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), ha sostenuto l’importanza di una visione strategica che sistematizzi le risorse disponibili, in modo che giungano anche alle aree più deboli.

Abbasso l’omologazione, viva l’inclusione

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Per Tiziana Maffei, presidente del Comitato Italiano dell’International Council of Museums (ICOM) i musei hanno grandi possibilità nell’ambito della promozione dell’intero territorio.

Adeguare le istituzioni culturali a standard di valori comunemente riconosciuti non significa appiattire l’offerta, ovvero non si tratta soltanto di “flaggare” una serie di voci, ma di migliorare le singole istituzioni per potenziare le loro particolarità, ed ecco che torna anche in questo caso la necessità di incentivare l’interdisciplinarità a livello professionale degli operatori. Lo sviluppo di un Sistema comune deve promuovere i musei come luoghi di conoscenza, ma anche creatività e incontro: non è una questione politica, ma una questione tecnica!

Il presidente dell’Istituto dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna, Roberto Balzani ha purtroppo dovuto toccare il punto debole della mancanza di risorse per il mantenimento delle attività (piuttosto che non per l’attivazione di novità): dopo tutto, l’investimento da parte dello stato sui beni culturali è pari solo il 10%.

L’attivazione di nuovi percorsi educativi, anche incentrati sull’integrazione sociale, la presentazione del patrimonio come magnete dell’identità: tutto questo deve servire alla costruzione di ambienti di condivisione e inclusione.

La direttrice dell’IBC Emilia Romagna, Laura Moro, ha confermato la necessità del museo di adeguarsi alle esigenze dei fruitori come istituzione dialogante, non per semplice adempimento burocratico, perciò gli obiettivi del percorso triennale di costruzione del Sistema Museale Regionale riguardano la promozione della condivisione e l’agevolazione della messa in rete di risorse e idee vincenti, lo scambio e la crescita in termini qualitativi.

Conclude il convegno Claudio Leombroni, responsabile del Servizio Biblioteche Archivi Musei e Beni Culturali, che porta in scena alcuni numeri che cambiano i punti di vista e i clichée più diffusi a proposito dei musei: di quelle 546 istituzioni, il 39% sono private e 223 sono nate dopo il 2000.

Le prossime tappe di questo percorso riguardano la compilazione di un questionario rivolto ai responsabili dei musei per indagare la situazione e i livelli attuali, ma anche gli ambiti tematici di maggior interesse. Seguiranno tavoli tematici di dibattito e scambio. Tutti i relatori hanno detto apertamente o lasciato intendere che comunque non si tratterà di un processo che ha un termine, ma di un continuo cammino verso il miglioramento.

Sono uscita dal convegno con la mente piena di idee, il cuore pieno di speranza per l’ambito di cui mi occupo e un attestato di cui vado molto fiera.

ibc emilia romagna

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