Giocare con la paura: intervista a Jana Daniela Caso

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Per incontrare la Regina Elisabetta a Buckingham Palace c’è un complicato protocollo di comportamento; per incontrare a casa sua la Regina degli Zombie basta avere rispetto del suo gatto, Raviolo. La casa di Jana Daniela Caso, professionista del cosplay a tema horror, rispecchia perfettamente la sua personalità sfaccettata: dalle tante immagini di Marilyn Monroe a trofei di battaglia come i pezzi del costume che ha indossato in occasione di Sepulchrum, evento a tema apocalittico in questa edizione in stile Mad Max. Mi fa accomodare su una poltrona ricoperta di pupazzi, mi offre un caffè mescolato con un cucchiaino a forma di teschio e risponde alle mie domande:

Sei appena uscita da Sepluchrum, e sei stata la regina delle Zombie Walk. Da dove nasce la tua passione per il dark e l’horror?

Nasce fin da bambina: quando ho scoperto l’horror, mi sono appassionata al mondo degli zombie, un mondo che non esiste… Forse. O almeno non è visibile: di morti viventi ce ne sono tanti in giro, ma non sono sanguinanti… Come vedi anche dai miei pantaloni (mi mostra i pantaloni di una tuta di The Walking Deadsono molto appassionata di zombie. Sono una grande fan di The Walking Dead e dei film relativi a quelli che sono veramente gli zombie, non quelli stupidi! Perché per me è una filosofia: lo zombie non parla, non ride, non scherza, non ha coscienza, solo fame e rabbia.

“Regina Zombie”. Ci puoi raccontare come nasce questo titolo?

Mi è stato assegnato perché il primo personaggio importante che ho fatto è stata Maria Antonietta, una regina meravigliosa e uno dei miei personaggi più belli, molto curato nell’aspetto e nel trucco. E “regina” è rimasto. Anche la seconda volta ho portato una regina, la Regina Nera, in stile barocco, poi Cleopatra. La quarta volta ho portato Furiosa, per spezzare un po’, perché non mi sono autoproclamata “regina”, mi hanno chiamata così e continuavano a chiamarmici. Tuttavia non mi dispiaceva, anche perché per l’età posso più o meno permettermelo: “principessa” avrebbe fatto ridere, ma “regina” ci stava!

Maria Antonietta, la Regina Nera, Cleopatra, ma anche Furiosa e Boudicca: come nascono i tuoi personaggi? Cioè, come li scegli e poi come vengono realizzati dal punto di vista pratico?

Arrivano d’istinto. Il prossimi due probabili personaggi per Sepulchrum sono già pronti in testa e ho già in mente anche i costumi: quello che non mi manca è la creatività, li scelgo in base alla musica per l’entrata in scena e in base al luogo in cui sarò adatto il l’abito. I vestiti li faccio da sola e mi accompagna anche una  vera costumista, che mi aiuta a dare il tocco ad effetto. Tutti i pezzi li trovo al mercato dell’usato, ai mercatini, su internet per quelli più belli come gli occhiali (indica un paio di occhiali da aviatore che ha indossato durante la sua ultima esibizione) che ho trovato alla modica cifra di un euro! È tutta una ricerca continua, a me piacciono molto i particolari, perché sono quelli che rifiniscono un personaggio.

Sei stata anche un’attrice, come nel film La Pazza Gioia di Paolo Virzì. Ci puoi parlare di questa esperienza?

Un colpo di fortuna incredibile derivato dal fatto che Paolo Virzì ha presentato il mio documentario, Qualcosa di Noi, al Torino Film Festival. Dopo la proiezione, lui faceva la critica… Positiva, per fortuna! Gli è piaciuto sia il documentario che il mio personaggio, che poi sono io, parlo proprio di me. Alla fine dell’evento lui mi ha chiesto il numero di telefono; io, imbarazzatissima, non glie l’ho dato trovando una scusa banalissima, e sono andata dalla mia regista dicendole: “Io non gli ho dato il numero perché non sapevo cosa fare!” e lei mi ha detto: “hai fatto bene”. Una settimana dopo mi ha chiamato la produzione da Roma e mi hanno fatto avere la parte di Daniela, che è il mio primo e vero nome. È stata un’esperienza incredibile vivere il grande cinema, in due settimane con attori veri, una vera produzione, un set fantastico e un regista straordinario come Paolo Virzì.

Sia nel cosplay che nella recitazione, come curi l’interpretazione del personaggio? Come realizzi le movenze e le espressioni?

Succede tutto quando indosso il costume. È il metodo Stanislavskij, se non sbaglio: entro nella parte nel momento in cui ho il costume addosso. Ho un’idea approssimativa all’inizio, basandomi sul vestito, sulla tematica, ma con il vestito divento quello che è il personaggio. Per un’ultima volta indosserò, ad esempio, la Sposa Zombie, il 31 Ottobre a MovieLand e la mia Sposa è molto inquietante perché trascina questo bouquet mentre cerca disperata il marito che non ha più… Mi viene molto bene quello, non avendo io più mariti veri; ne cerco sempre uno ricco, ma non l’ho mai trovato: mi devo essere mangiata quello sbagliato!

Non resisto a chiedertelo. Quando ci siamo sentite per telefono mi hai detto che casa tua in vista di un evento come Sepulchrum diventa il finimondo, quindi ti chiedo: come si prepara Jana ad un evento?

Si prepara con litigate grandissime con il compagno, Jeremias: divento molto nervosa, sono sempre fuori a cercare pezzi, questa casa diventa l’inferno perché qua vengono amici a preparare i loro costumi, quindi non ti dico cosa c’è in giro e per terra! Lui poi ultimamente ha mollato un po’ i personaggi, starà più dietro alla regia, perché è molto bravo come con l’aiuto-regia e con i suoni. Si litiga molto in quel periodo proprio perché c’è tensione e aspettativa, c’è voglia di fare meglio del meglio perché Sepulchrum è un evento molto importante per noi e deve essere “al top”, tanto quanto lo erano le Zombie Walk: c’era un lavoro di un anno dietro le Zombie Walk, tra i permessi in Comune, alla Questura, etc… Adesso poi è sempre più difficile portare un evento simileper via del periodo storico che stiamo vivendo.

Cosa vuoi dire a chi si avvicina al mondo del cosplay, soprattutto a tema horror?

Fatelo.

Fatelo, divertitevi, e osate molto! Non spaventatevi di avere il viso rovinato, perché più è rovinato meglio è e le mani devono essere sporche. Entrate nella parte, diventate morti, diventate vampiri, diventate licantropi o quello che volete: l’horror è bello perché vivere la paura è sconfiggere la paura. È questo che abbiamo insegnato ai bambini che fanno con noi gli eventi, facendogli vedere da zero a cento da dove si parte e come si diventa. Questo cancella ciò che vedono al telegiornale, dove purtroppo ci sono cose che fanno veramente paura, mentre noi con la paura li facciamo giocare. Questo è anche Sepulchrum, i bimbi giocano alla guerra per fare la pace, infatti la chiusura è stata Martina che, al momento della resa dei soldati che hanno messo le armi per terra, è arrivata con un fiore e l’ha infilato nella canna del fucile di Marcello. È un’immagine degli anni Settanta (“mettete dei fiori nei vostri cannoni”) per quello che è stato e che non dovrebbe più essere. Speriamo che la nuova generazione ci salvi…

Foto in evidenza di Massimo Dottori e Filippo Ripa.

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