Dragonlance: la trilogia Fantasy da leggere oggi

Dragonlance: la trilogia Fantasy da leggere oggi

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Gli incontri migliori, quelli che ti lasciano il segno, sono gli imprevisti che non avevamo programmato. Come il mio con la saga di Dragonlance: ho scorso con gli occhi gli scaffali, alla ricerca di qualcosa che mi facesse viaggiare con la mente in un altro mondo e la mia attenzione è stata attirata da un titolo, I draghi del crepuscolo d’autunno di Tracy Hickman e Margaret Weis. Ed è così che sono approdata su Krynn, in compagnia di Tanis Mezzelfo, Tasslehoff il kender, Raistlin il mago e il suo gemello Caramon, Flint Fireforge il nano, Sturm Brightblade il cavaliere, etc etc…

Non scrivo questa recensione in maniera totalmente distaccata: si tratta di un’opera che mi ha tenuto col fiato sospeso, mi ha scatenato il batticuore, mi ha fatto piangere. Ho già parlato di fantasy che mi hanno appassionato e, ovviamente, la serie di Dragonlance ha solleticato il mio passato di giocatrice di Dungeons and Dragons, ma più sono andata avanti più mi sono resa conto che c’era molto di più da leggere fra le righe di questa trilogia (I Draghi del Crepuscolo d’Autunno, I Draghi della Notte d’Inverno e I Draghi dell’Alba di Primavera).

Elfi, nani, kender: Dragonlance e il razzismo

Dragonlance elfo fantasy

Creare una realtà letteraria parallela significa dover strutturare le sue dinamiche più sottili, fra le quali, nel caso di un fantasy di questo genere, i rapporti fra le diverse razze che condividono un territorio. Tanto per fare un esempio, grazie ai film dedicati al Signore degli Anelli e allo Hobbit è diventato celebre il fatto che non corra buon sangue tra nani ed elfi.

Tracy Hickman e Margaret Weis, a mio parere, sono riuscite a sfruttare queste sottigliezze per nascondere un messaggio sociale forte da trasmettere al pubblico americano degli anni Ottanta.
Nel mondo delle Cronache di Dragonlance si può assistere chiaramente ad un fenomeno diffuso di razzismo, fin dall’inizio: il barbaro Riverwind è abituato a diffidare da chi è diverso da lui e impiega una lunga parte del primo libro per convincersi a collaborare e a fidarsi di un mezz’elfo, un nano, un kender, etc…

Nei libri successivi, invece, sviluppa con i suoi compagni di viaggio un rapporto di amicizia pressoché viscerale.
La principessa elfa Alhanna Starbreeze appartiene al regno di Silvanesti. Se gli elfi di Dragonlance in generale sono abituati a considerarsi al di sopra del resto del mondo e non vogliono immischiarsi nelle faccende degli altri popoli, quelli di Silvanesti portano questo sentimento di superiorità all’esasperazione.

Alhana, avvolta nella sua aura di purezza e nobiltà, sembra sentirsi intoccabile e ogni sua decisione è un ordine irrevocabile. Tuttavia, una delle più belle storie d’amore della saga si sviluppa proprio tra lei e il cavaliere di Solamnia Sturm Brightblade. Un umano!

L’idea di fondo delle autrici è piuttosto chiara: le nuove generazioni portano con sé la speranza di un mondo migliore.
Tanto su Krynn contro la Regina delle Tenebre, quanto nella società occidentale “terrestre” ai giorni nostri.

Il Generale d’Oro e la Signora delle Tenebre

Dragonlance Kitiara Laurana

Lauranthalasa Kanan, principessa elfa figlia del Presidente dei Soli di Qualinesti, conosciuta dalle truppe di Solamnia come il Generale d’Oro, che porta gli eserciti alla vittoria contro i Signori dei Draghi.
Altisonante, vero?

Quando entra in scena la prima volta, il personaggio di Laurana (“Lauranthalasa” in elfico) mi era parso così insulso: soltanto bella, ma per il resto capricciosa e immatura, quasi viziata.
Nel momento in cui si è unita al gruppo seguendo l’impeto della sua infatuazione per Tanis Mezzelfo quasi ne sono rimasta urtata!

Contrapposta a Laurana, si trova Kitiara Uth Matar, Padrona dei Draghi Blu soprannominata “la Dama Scura” o “La Signora delle Tenebre”.
Irresistibile, con quel suo mezzo sorriso irriverente, ma anche forte, scaltra, combattiva e letale.
Una delle scene che mi è rimasta maggiormente impressa è quando Lord Ariakas le punta la spada alla gola perché sta per ucciderla: lei non abbassa mai il suo sguardo e non tradisce il minimo segno di paura.

Eppure, c’è un momento preciso, nel corso della battaglia a Pax Tarkas – alla fine del primo romanzo – in cui Laurana leva la spada verso il cielo e prende coscienza di sé.
Si può seguire la sua crescita interiore fino al momento in cui le responsabilità pesano su di lei. E, in tutto ciò, non perde mai la sua profonda sensibilità.

Alla fine di I Draghi della Notte d’Inverno, quando Laurana e Kitiara si incontrano per la prima volta come capi dei rispettivi eserciti la tensione è alle stelle. Successivamente, Kitiara spedisce un messaggio alla sua avversaria che si conclude dicendo: “siamo donne che si intendono”.

In sostanza, queste due figure femminili, diametralmente opposte nell’atteggiamento e negli intenti, sono due facce della stessa medaglia: donne che hanno preso in mano il proprio destino e quello di chi sta attorno a loro. Capaci di grandi passioni come di grande logica, guardate di traverso in quanto “insolite” donne d’armi e che, perciò, hanno dovuto lottare per affermare la propria posizione.

Cinquanta sfumature di Raistlin

Dragonlance Raistlin mago

Chi mi conosce di persona, leggendo questo titolo, a questo punto starà probabilmente ridendo, perché ormai lo sanno anche i sassi quanto sono rimasta affascinata dal personaggio di Raistlin Majere.

Il suo aspetto fisico, quando viene descritto all’inizio del Crepuscolo d’Autunno, sconvolge i suoi compagni e non può non avere un simile effetto sul lettore: magro quasi scheletrico, dalla pelle color oro con riflessi metallizzati, i capelli bianchi e, soprattutto, le pupille a forma di clessidra con le quali il giovane mago vede l’effetto che il tempo ha sulle cose e sugli esseri viventi.

“Anche tu, Tanis: ti guardo e ti vedo morire, di secondo in secondo, lentamente, e così tutte le creature viventi. […] Però ora ho il potere!”

Raistlin

Ci sono molti colori che ruotano attorno alla figura di Raistlin: il rosso delle sue vesti, colore della magia neutrale (che i maghi elfi disprezzano in quanto troppo vicine alle vesti nere del male), la luce verde che emana dal Globo dei Draghi che lui cerca di controllare. Tuttavia, la maggior parte delle sue sfumature riguarda il suo carattere.

Ciò che lo muove principalmente sono l’ambizione e la sete di potere, frutto di una vita passata sui libri mentre suo fratello e sua sorella si allenavano nel combattimento. Da adulto, l’ironia del destino ha voluto che Raistlin fosse molto più intelligente e furbo di tutti i componenti del gruppo, ma anche il più debole dal punto di vista fisico.

Ecco, dunque, che compare un altro sentimento: la frustrazione, che si manifesta in accessi di rabbia o risposte velenose tinte di sarcasmo. E sotto a tutto ciò si trova anche la solitudine data dagli sguardi di diffidenza anche da patrte dei suoi stessi amici, in quanto truffaldino “usufruitore di magia”.
È capace tanto di manifestare una sorta di “freddo affetto” nei confronti della nanetta di fosso Bupu, quanto un profondo senso di autoconservazione che lo porta ad abbandonare suo fratello gemello per salvare sé stesso.

Un personaggio che si ama e si odia allo stesso tempo e, all’oggi, una delle migliori costruzioni letterarie che abbia mai letto.

In conclusione, a chi consiglio questa trilogia fantasy?
A tutti. Soprattutto a chi non è pratico del genere e vuole avvicinarsi, perché qui si trovano tanta azione quanta riflessione, sentimenti insieme ai combattimenti.

Inoltre spero che torni periodicamente in auge fra i più giovani, davanti ai cui occhi spesso assetati di avventura si dispiega, pagina dopo pagina, un vero e proprio mondo da salvare che coinvolge fino a sentirsene parte integrante.

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