Medioevo Svelato: storia dell’Emilia Romagna in due sale museali

Medioevo Svelato: storia dell’Emilia Romagna in due sale museali

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Non avrei voluto scegliere nessun altro giorno se non l’Heritage Day per presentare una mostra come “Medioevo svelato”, attualmente allestita presso il Museo Civico Medievale di Bologna dal 17 Febbraio al 17 Giugno 2018, perché è questo che viene mostrato ai visitatori: un’eredità culturale, che racconta la storia del Medioevo emiliano – romagnolo e italiano in generale, infatti sulla brochure introduttiva si legge:

«Una buona archeologia dovrebbe essere in grado di raccontare storie; ma soprattutto dovrebbe essere in grado di raccontare le storie di tutti. »

La mostra è nata dalla collaborazione tra Musei Civici d’Arte Antica di Bologna, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bologna, le Province di Modena, Reggio Emilia, Ferrara, e l’Università Cà Foscari di Venezia. Disposta lungo le due sale del lapidario del Museo Medievale, l’esposizione è un cammeo prezioso: piccola, ma intensa, poiché illustra un lungo arco di tempo, dal IV al XIV sec. d.C.

Sulla parete della prima sala si trova una panoramica dei personaggi e degli avvenimenti più salienti, ma sono gli oggetti a parlare della vita di tutti i giorni e la sua evoluzione.

Alcune sezioni sono dedicate ad oggetti di uso comunetesoro come vasellame e parti di strumenti da lavoro, mentre le decorazioni dei missoria di Cesena (IV sec.) o gli orecchini del tesoro di Reggio Emilia (VI sec.) sono la testimonianza della vita più agiata.

Passando dalla prima alla seconda sala e seguendo la disposizione delle teche e del loro contenuto, si viaggia attraverso il mutamento della città e dei suoi sistemi economici e sociali nel corso dei secoli, soprattutto con l’influenza portata dall’arrivo delle nuove popolazioni, come Goti e Longobardi.

pavonePer fornire un’immagine completa, non viene tralasciato nemmeno l’aspetto dell’architettura e in questo senso colpiscono particolarmente i quattro bacini in ceramica smaltata (XIV sec.) originariamente collocati sulla facciata della chiesa di San Giacomo a Bologna a scopo decorativo, insieme al frammento d’arcata di ciborio d’altare che reca scolpita l’immagine di un pavone che si abbevera (VIII – IX sec., Galatea).

spada

Naturalmente non può mancare la sfera religiosa, che è presente più o meno in tutte lecammeo sezioni come maggiore fonte di ritrovamenti. La ritualità funeraria fornisce un riflesso della vita terrena dell’epoca; la spatha ed il resto del corredo da combattimento della tomba maschile nella necropoli di Ponte del Rio di Spilamberto (VI – VII sec.), ad esempio, permettono di indagare, oltre alla manifattura degli oggetti e il cambiamento delle tecniche di forgiatura, anche la vita di un uomo d’armi dell’epoca, mentre la fibula discoidale in lamina d’argento dorata, con cammeo centrale nella tomba femminile della stessa necropoli ci dà indizi sulla moda e sul gusto.

In tutto ciò, vedere questi reperti nel silenzio e nella penombra del lapidario porta il visitatore ad immergersi veramente nella loro contemplazione, come quando ci si immedesima nella trama di un romanzo appassionante.

Qual è il tuo punto di vista?