Quando non è San Valentino

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Ieri era il 17.02.2017 e me lo sono persa. Avrei voluto approfittarne per pubblicare la recensione che vi lascio oggi, ma l’influenza mi ha tolto tutte le energie che avevo a disposizione, e quando si sta male parlare di romanzi mediocri e poco convincenti peggiora solo la situazione.

L’influsso di San Valentino è scemato come al solito, è una di quelle feste che va preferibilmente consumata entro le ventiquattro ore: in parte perché il giorno dopo è dedicato ai single, in parte perché essere romantici spesso a senso unico – da uomo a donna – comporta comprare le solite rose o i soliti cioccolatini.
Anche se quest’anno ho avuto l’occasione di notare che alcune donne hanno fatto il gesto di regalare dei fiori al proprio uomo.
Mica male!

Tutto questo per dirvi che oggi vi propongo le recensioni di Non aspettare la notte e Mai più così vicina, gli altri due romanzi in lizza per il titolo di migliore romanzo scelto dalle giurate di Elle Magazine (per sapere come funziona e in quale giuria mi trovo vai qui).

Giudicare un libro dalla copertina

Per quanto possano insegnarci che non bisogna giudicare un libro dalla copertina, si tratta di un’azione spontanea; in fin dei conti ci viene anche ripetuto che la prima impressione è quella che conta.

Facendo un paragone tra le due copertine, certo non avrei esitato a buttarmi su quella di Longanesi, perché quella di Giunti non mi attira proprio, anzi: la donna in copertina presagiva qualcosa di noioso e tormentato.
Ho perfino pensato che si trattasse dell’autrice stessa e quindi di un romanzo che si voleva spacciare per inventato, ma che in realtà era “tratto da una storia vera”.
Se è così, ditelo! E siate più intimi nello scrivere, perché altrimenti, volendo dare l’idea della finzione e del distaccato, finirete per creare un romanzo povero di emozioni.

Genere: romantico, il primo a due voci, il secondo in forma diaristica.
Tre parole per descriverli: tenero, fiction, adolescenziale – monotono, inconcludente e basta così.
Anno: 2016 – 2015

Trame romantiche già viste

In entrambi i romanzi la fa da padrone l’amore, ricco di pregi e difetti, gioie che diventano dolori.

In Non aspettare la notte i protagonisti sono due ventenni, Tommaso e Angelica, che sembrano destinati a stare insieme: lei rovinata da un incidente e lui afflitto da una malattia genetica che lo porterà alla completa cecità. Un amore giovane e coinvolgente, in cui non mancheranno sostegno, fiducia, ma anche fraintendimenti e cose non dette.

Mai più così vicina tratta l’amore più adulto, ma solo perché i protagonisti, Antonia e Vittorio non hanno più vent’anni. La storia parla di una giovane donna, Antonia, innamorata di Vittorio, editore e Don Giovanni, amante dei viaggi, ma soprattutto di sé stesso. Sin dalla prima pagina, infatti, risulta chiaro che Antonia si trova incastrata in un amore sofferto, mai veramente ricambiato, o almeno non come vorrebbe.

Non aspettare la notte: Telenovela in formato romanzo

Valentina D’Urbano era davvero riuscita a conquistarmi sin dalla prima riga, in ogni momento della giornata libero cercavo il romanzo, volevo leggere di più sui personaggi: così ben costruiti e caratterizzati da porre in secondo piano i difetti della trama, così facile da intuire che già dopo il secondo capitolo sapevo come sarebbe finita la storia. Non mi importava, però, perché a tenermi compagnia c’era la bravura dell’autrice nel descrivere le emozioni, tanto da farmi arrossire con Angelica o sorridere con Tommaso.

Purtroppo il romanzo ha subito un cambio repentino di rotta: da fresco, fluido e coinvolgente ha aperto le porte ai drammi da telenovela. Era chiaro che per raggiungere il lieto fine si sarebbe dovuti passare per il momento tragico, in cui il lettore avrebbe temuto per i protagonisti. E purtroppo Angelica e Tommaso finiscono per trasformarsi in una brutta copia di loro stessi, diventando, da ventenni inesperti e un po’ impacciati, adulti incapaci di comunicare tra di loro, cosa che fino alla pagina prima suonava poco plausibile.

La risoluzione del romanzo è poi troppo veloce, come se l’autrice si fosse accorta di avere tirato troppo per le lunghe quella parentesi di disagio e tormenti: i protagonisti tornano a essere loro stessi, tutto torna a essere “rosa e fiori”, quasi a sottolineare che i momenti di angoscia sono stati inseriti solo per nuocere al lettore.

Ma più così vicina: è come se lo avessi già letto

Con Claudia Serrano, invece, è andata male dall’inizio alla fine: la scrittura poco coinvolgente mi ha reso impossibile immedesimarmi con la protagonista, che racconta la sua esperienza riportando alla luce quegli eventi che le avevano dato una falsa speranza.

Quante donne si sono ritrovate ingannate, usate, ignorate dal loro amore? Tante, molte hanno continuato a soffrire rimanendo incastrate in relazioni sbagliate, e non si tratta di qualcosa da trattare alla leggera.
Inoltre, valutandone solo l’inventiva, si tratta di un romanzo dalla trama già vista, già sfruttata, già letta!
L’unica chance che ha lo scrittore è quella di coinvolgere con una narrazione ricca di patos e con personaggi ben strutturati a cui ci si può affezionare.

Peccato che non succeda nulla di tutto questo.
Antonia è pesante, sembra crogiolarsi nella sua situazione, che ami farsi compatire. Vittorio non è una presenza solida, è l’elemento di disturbo, la causa scatenante del romanzo, ma ai fini della trama conta poco. Serve solo per portare Antonia a Roma o al mare, o a fare un giro in moto.

La storia, narrata a posteriori, quando ormai la favola amorosa si è risolta in un abbandono, non ha nemmeno un finale sostanzioso: il personaggio non è cresciuto nel corso della vicenda, si è ritrovata depressa ed è riuscita a infornare un dolce (sì, perché Antonia viene convinta a partecipare a una sorta di catena dell’amicizia il cui scopo è passarsi l’impasto per realizzare il dolce di Padre Pio). E a pensarci bene, essendo che per preparare il dolce sono necessari dieci giorni, il diario che Antonia tiene e di cui noi leggiamo le pagine è di quel breve lasso di tempo… Cosa ci si può aspettare?

Tempo di lettura

Cinque sere a libro.
Non aspettare la notte è di 400 pagine, fatta eccezione per la parte poco apprezzata, è un romanzo che si legge con gran piacere.

Qualcosa sulle autrici

Si tratta di scrittrici giovani e praticamente coetanee, Valentina D’Urbano è nata nel 1985 e Claudia Sorrano nel 1984.
Valentina è illustratrice per l’infanzia e ha pubblicato il suo romanzo d’esordio sempre con Longanesi, e vi dirò sono proprio curiosa di leggerlo!
Claudia, invece, “come giornalista pubblicista ha vinto diversi premi”, citando la sua presentazione su Giunti e da alcuni anni esercita la professione di libraia. Guarda te, lo stesso mestiere di Antonia!

2 commenti

    1. No, ma ne avevo sentito parlare e purtroppo non mi attira per niente. Forse perché sono troppo grande per certi romanzi, ma sicuramente è perfetto per chi è nella fase dell’adolescenza. Questo lo si intuisce da alcuni elementi, l’età dei protagonisti in primo luogo. Inoltre la figura della ragazza è perfetta: bellissima, simpaticissima, per niente snob. Lui è il ragazzo complessato che nonostante questo riesce a conquistarla. Per rimanere in tema d’amore e drammi, ti consiglio “Il libro del domani” di Cecelia Ahern.
      Alla prossima!

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