Dimenticate involti primavera grondanti di olio, riso alla cantonese con prosciutto cotto, zuppe preparate con spaghetti confezionati e gelato fritto.
Anche in Italia, finalmente, hanno iniziato a diffondersi ristoranti che propongono la vera cucina asiatica, la quale nulla ha a che fare con quella offerta dai ristoranti giapponesi e, soprattutto, cinesi che si sono diffusi nel nostro Paese a partire dagli anni Novanta.
Questi locali somministravano, e purtroppo ancora oggi somministrano, pietanze asiatiche create ad hoc per noi occidentali, per essere più simili ai gusti a cui il nostro palato è abituato.
Per questo motivo, car* Quattrocchi, voglio proporti alcuni ristoranti di Milano specializzati in alcune prelibatezze cinesi e nipponiche, che, strizzando un occhio alla modernità, permetto di assaporare piatti legati a tradizioni spesso millenarie.
Casa Ramen
Il ramen è uno dei piatti tipici della cultura gastronomica giapponese, costituito da una generosa porzione di spaghetti di frumento immersi in un fumante brodo di carne, accompagnati, secondo la tradizione, dal chashu, ovvero pancetta di maiale brasata, uova marinate dal tuorlo morbido, cipollotto fresco, fogli di alga nori e germogli di bambù.
Il ramen è divenuto famoso in Occidente grazie al manga Naruto, in cui il ninja protagonista ne consuma delle ciotole macroscopiche. E proprio il naruto, un surimi bianco con al centro una piccola spirale rosa che rimanda al vortice che si forma nello stretto di Naruto, è un altro degli ingredienti tipici di questa minestra dal sapore tendenzialmente sapido.
Il desiderio di poter gustare questa pietanza nel capoluogo lombardo spinse Luca Catalfamo, dopo un periodo di studio, ricerca e innumerevoli sperimentazioni, ad aprire nel settembre 2013 Casa Ramen.
Il locale, situato in zona Isola, è facilmente riconoscibile dalla scritta rossa al neon e dalla lunga fila di commensali in attesa.
Infatti, non è possibile prenotare un tavolo: come accade in Giappone, bisogna lasciare il proprio nominativo e attendere pazientemente il proprio turno. E poi, è risaputo, l’attesa fa aumentare l’appetito e l’acquolina.
Il locale è di piccole dimensioni ed è formato da un’unica sala nella quale sono disposti alcuni tavolini e un grande tavolo social, dove è possibile chiacchierare con gli altri clienti e sentirli mentre risucchiano con piacere il brodo.
Il menu, semplice e ben organizzato, permette di gustare alcuni veloci antipasti prima di affondare le bacchette nella ciotola del ramen, tra questi vi sono tofu fritto alle cinque spezie e il classico karaage, del croccante pollo fritto.
È possibile scegliere tra cinque diverse tipologie di ramen, tra le quali vi sono sia una versione vegetariana che una senza brodo: insomma, ve n’è per tutti i palati. Il brodo tonkotsu, dal colore chiaro, è gustoso e vellutato; gli spaghetti sono preparati in casa e la qualità degli ingredienti è notevole, si tratta di materie prime italiane, fatta eccezione per alcuni semplici ingredienti come l’alga o il tofu.
Casa Ramen si conferma uno dei migliori ristoranti giapponesi di Milano. E la carriera di Luca è costellata da strepitosi successi: dopo l’apertura nel 2014 di Casa Luca, un ramen bar nel Museo del ramen di Shin-Yokohama a Tokyo, nel 2017 l’offerta milanese è raddoppiata con l’inaugurazione di Casa Ramen Super.
Bao House
Ogni qualvolta penso a un bao, mi salta subito alla mente il periodo trascorso tra Pechino e Shenyang nell’estate del 2015. Tutte le mattine, prima di immergerci tra il caos urbano della metropoli o di entrare in aula, io e i miei compagni uscivamo in strada a prenderne uno.
I bao sono dei panini al vapore, soffici e spugnosi, ripieni di carne, solitamente di maiale, ma anche verdure, pasta di sesamo o crema di semi di loto. I bao sono i re dello street food cinese e taiwanese.
In via Plinio sorge Bao House, un minuscolo locale che conta circa quindici posti in cui è possibile assaporare alcuni piatti tipici della cultura culinaria di Taiwan. Bao House è facilmente riconoscibile dalla buffa insegna: una donna asiatica, con delle bacchette che sostengono la sua acconciatura e guance rosse, fa capolino, con sguardo languido, dietro un bao, pronta a divorarlo.
Il menu comprende antipasti, gua bao, riso, noodles e ravioli, e nessuno dei piatti proposti supera i 10 euro. I gua bao, ovvero bao tagliati fino a tre quarti in senso orizzontale per creare una sorta di tasca e poi farciti, sono il piatto forte di questo piccolo ristorante milanese.
Appena mi sono seduto, ho ordinato dei cetrioli marinati, croccanti e leggermente aciduli, e un classico Taiwan, un bao ripieno di pancetta di maiale brasata, cavolo senape, polvere di arachidi e coriandolo. Fatta eccezione per il coriandolo fresco di cui non sopporto il sapore, il bao, anche se di piccole dimensioni, era succulento: la pancetta era ben cotta, il pane morbido e la polvere di arachidi donava quella spinta in più che invoglia a ordinarne un altro, ed è proprio quello che ho fatto.
Se volete mangiare degli ottimi bao, in un locale tranquillo e poco affollato e dai prezzi contenuti, Bao House fa al caso vostro.
Fratelli Ravioli
In via Casale, a pochi passi dalla fermata della metropolitana di Porta Genova, si trova Fratelli Ravioli, un ristorantino che conta una manciata di posti a sedere che propone un’ampia scelta di jiaozi.
I jiaozi sono i classici ravioli cinesi cotti al vapore, ma da Fratelli Ravioli si possono degustare in interessanti varianti che vanno ben oltre i classici ripieni a base di macinato di maiale, cipollotto e zenzero o gamberi. Inoltre, nel menu sono presenti cinque tipologie di baozi, di cui una versione milanese con lo zafferano, focaccine ripiene e alcuni dolcetti della cucina cinese, come i nanguabing, una sorta di biscotti alla zucca.
Il locale è piccolo ed essenziale, con una bella cucina a vista che dà su uno dei due grandi banconi in legno. Vedere le mani esperte del cuoco chiudere e piegare i ravioli davanti ai propri occhi è un’esperienza unica: si rimane incanti dalla velocità e dalla precisione dei gesti che compie ogni volta che sfiora con le mani i lembi dei dischi di pasta.
Io, incuriosito dai ravioli cantonesi, ho optato per la porzione mista che contiene cinque pezzi: un raviolo di gamberi, un raviolo alla barbabietola rossa ripieno di polpa di granchio, un raviolo nero farcito con calamari, uno alle verdure e l’ultimo, quello che ho apprezzato più di tutti, ripieno di carne di maiale alla brace. Questa soluzione, soprattutto la prima volta che ci si reca da Fratelli Ravioli, è la migliore. Assaggiando cinque diversi ravioli è possibile non solo scoprire sapori e texture differenti, ma anche individuare il proprio jiaozi preferito.
Fratelli Ravioli è ottimo per una pausa pranzo veloce o una merenda salata.
Ramen A Mano
A dispetto del nome, Ramen A Mano in via Paolo Lomazzo non è un ristorante giapponese, ma bensì cinese, specializzato in lamian.
I lamian sono spaghetti originari delle regioni occidentali della Cina, quelle stesse terre attraversate delle strade carovaniere conosciute come Via della Seta; più precisamente, sono il piatto rappresentativo della città di Lanzhou.
L’impasto è semplice e costituito da due soli ingredienti, farina di frumento e acqua, e deve essere rigorosamente tirato a mano. L’impasto viene allungato, ripiegato e sbattuto varie volte fino a creare una lunga matassa di pasta e, una volta ottenuta la giusta elasticità, viene immerso in acqua bollente.
Tradizionalmente i lamian vengono serviti in un brodo aromatico di manzo o montone arricchito da numerose spezie profumate. Questo piatto fumante, servito in grandi ciotole, è nientepopodimeno che l’antenato del ramen giapponese.
Da Ramen A Mano, i lamian sono freschissimi, preparati prima di ogni servizio e con ingredienti di qualità di origine italiana. Il menu è ricco e offre ben quattordici diverse tipologie di spaghetti che si differenziano in base al numero delle tirate o alla forma. Vi sono lamian a cinque, sei, sette o otto tirate, a forma di foglia o triangolari, tagliatelle o spaghetti irregolari. Ogni tipologia di lamian è servita in brodo caldo di manzo e accompagnato da fettine di manzo, salsa piccante e coriandolo fresco, ma è possibile ordinare anche una versione vegetariana.
Il menù propone anche una serie di sfiziosi antipasti e alcune specialità della cucina cinese. Io, personalmente, ho voluto provare la pancetta di maiale con sesamo, aglio e peperoncino, così tenera che si scioglie in bocca, e gli anacardi con alga nori fritti, ottimi da accompagnare a un bel bicchiere di birra fresca.
I prezzi sono contenuti: gli antipasti non superano i 4 euro a piatto e una porzione di lamian costa solo 10 euro.
Tu Quattrocchi sei amante della cucina asiatica?
Conosci altri locali a Milano che, secondo te, bisogna assolutamente provare?
Se ti trovi a Torino, ti invito a leggere la Torino Orientale nell’articolo di Federica.
Oppure, come consiglia Francesca, potresti programmare una gita a Milano durante le prossime vacanze natalizie.