È sempre bello partecipare alle fiere dedicate ai libri. E vedere i padiglioni pieni di persone e gli stand delle case editrici con lunghe file.
Cosa che oltre a temprare la mia pazienza, mi dona molta felicità: la narrativa cambia, ma i lettori restano.
Al Salone Internazionale del libro di Torino va riconosciuto il merito di avere creato uno spazio di condivisione, tra lettori ed editori. Come anche tra Paesi stessi, grazie alla presenza di case editrici straniere.
Ogni anno il Salone porta avanti un tema, intorno al quale sono invitati a ragionare gli ospiti del festival. E quello di #salto18 era: “Un giorno, tutto questo”.
Un tema incipit da completare, accompagnato da 5 domande sul futuro alle quali anche io ho voluto dare una risposta.
1. Chi voglio essere?
Questa è la classica domanda giusta, alla quale da ragazzi si preferisce la versione “chi sono?”.
La definisco una domanda giusta perché offre l’opportunità di scegliere del proprio futuro. Al contrario dell’altra che ti inscrive in un presente, forse perpetuo, senza prendere in considerazione il mutamento.
La mia risposta è che voglio essere felice e realizzata, senza preoccuparmi delle aspettative degli altri. Dalle quali mi sento etichettata e inquadrata.
2. Perché mi serve un nemico?
Il nemico esiste anche nelle favole. È quel personaggio che ti intrappola, che ti inganna, che non ti assomiglia per niente.
Io credo che il nemico mi serva per prendere le distanze dagli errori e da qualsiasi cosa negativa. Un modo come un altro per uscirne pulita, così da dare sempre a qualcun altro colpe che non vorrei mai avere.
Il nemico mi serve per trovare gli sbagli in qualcuno di diverso da me.
Così da potermi dire che io sono brava e lui no. Che essere diverso da me non è un buon segno.
3. A chi appartiene il mondo?
Il mio professore di scienze del liceo, in un discorso fatto alla classe, disse “la Terra continuerà a ruotare anche senza di noi”.
Qualcosa su cui non ci si sofferma, perché significherebbe eliminarsi dall’equazione.
Eppure è proprio vero: l’essere umano fa parte della storia della Terra, non il contrario.
Siamo più che altro ospiti, per di più molto maleducati e poco rispettosi.
Credo sia nostro dovere prenderci cura del luogo in cui tutti viviamo.
E se fatichiamo a fare un tale gesto per il Pianeta, facciamolo per chi verrà dopo.
Un esempio che ritengo molto efficace è quello del bagno pubblico: entrare e trovarlo sottosopra, in uno stato disgustoso non ti sarà di aiuto per fare pipì.
4. Dove mi portano spiritualità e scienza?
Alla spiritualità mi viene spontaneo assegnare il ruolo di sondare l’intimità umana e alla scienza tutto quello che ci circonda.
Per questo spero che si raggiunga un equilibrio tra queste due grandi forze. Così che possano tirare fuori l’una il meglio dall’altra.
La letteratura aiuta molto a comprendere l’esigenza di questo equilibrio.
Si pensi alle opere di fantascienza come A brave new world di A. Huxley, in cui l’essere umano viene fatto nascere in serie. E sempre tramite la tecnologia a disposizione, il nascituro è soggetto a un processo di ossigenazione che lo porterà a essere parte della classe dominante o meno.
Forse la religione ci rende diversi, ma con la scienza ci sarà possibile capire che la diversità è il principale ingrediente presente in natura.
Che cosa voglio dall’arte: libertà o rivoluzione?
Dall’arte voglio la libertà di espressione, così come la possibilità di rivoluzionare quello che fino a oggi veniva praticato.
Libertà e rivoluzione fanno parte della storia dell’uomo, e sono state parte della storia artistica.
Come sarebbe anche solo possibile rinunciare a una delle due?
Queste erano le mie risposte alle 5 domande sul futuro, che in questo momento sono in viaggio verso Torino.
Il progetto di condivisione di #salto18 prevede che le risposte (anche le tue se vuoi) siano reperibili da tutti su un sito dedicato.
Se l’idea ti piace o la curiosità ti divora, visita 5DOMANDE SalTo18.