Tre letture nordiche per combattere la calura estiva

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Siamo a luglio, il caldo è insopportabile e il clima umido della Pianura Padana non è l’alleato migliore per combattere queste lunghe giornate estive.
Ogni giorno conto quante notti mi separano dall’arrivo dell’inverno e, soprattutto, dalle vacanze natalizie.

Poiché non mi è possibile vivere nel frigorifero e non sopporto l’aria condizionata, ho deciso di trovare un po’ di refrigerio immergendomi in tre letture nordiche che, car* Quattrocchi, voglio consigliarti:

  • Doppio vetro di Halldóra Thoroddsen
  • Il libro del mare di Morten A. Strøksnes
  • Storia di Ásta di Jón Kalman Stefánsson

I tre romanzi sono stati pubblicati da Iperborea, una casa editrice milanese fondata nel 1987 da Emilia Lodigiani che si occupa esclusivamente di letteratura nord-europea.
Le opere di Iperborea sono facilmente riconoscibili dal formato, di dieci centimetri per venti, che rimanda alla forma del mattone di cotto, e dalle squisite copertine dai colori pastello, con grafica pulita e curata, che evocano la tranquillità dei Paesi nordici.

Sei pronto ad affrontare questo viaggio che, magari, ci aiuterà a sopportare la calura estiva?

Halldóra Thoroddsen, Doppio vetro

Halldóra Thoroddsen Doppio vetro
Via: Iperborea

Adesso è protetta, dietro il doppio vetro. La curiosità l’attira alla finestra. L’esperienza diretta si riduce, il battito rallenta, la vita fuori scorre veloce.
(H. Thoroddsen, Doppio vetro, Milano, Iperborea, 2019, p. 15.)

Da una palazzina di Reykjavík un’anziana signora osserva la vita che scorre fuori dalla finestra del suo appartamento.
Vedova, madre e nonna, spesso si ritrova a parlare con il defunto marito Guðjón, la cui presenza si manifesta ancora vivida nella sua mente.

Il doppio vetro della finestra diventa il palcoscenico di un mondo del quale la donna – di cui non sappiamo il nome – non è più protagonista, ma spettatrice.

Attraverso il vetro, presente, passato e futuro si intersecano in una serie di ricordi e aspettative che scandiscono una temporalità quasi indefinita.
Le stagioni passano: l’autunno porta con sé odore di decomposizione, la neve scende soffice su una coppia di fidanzati che si scambiano effusioni e la primavera consegna all’anziana protagonista un nuovo amore.

Si tratta di Sverrir, un chirurgo in pensione, divorziato, che un giorno la osserva dalla strada.
I due hanno occasione di incontrarsi durante una delle poche uscite della donna.
In una caffetteria si scambiano le loro prime parole, eppure quello non è il loro primo incontro.

Quello che nasce tra Sverrir e la protagonista non è un amore “di due vecchi rinsecchiti che se la spassano con l’aiuto di lubrificanti”, ma è un voler stare assieme improntato sulla condivisione di momenti e sul bisogno di farsi compagnia a vicenda.

Ma la falce della morte, nella vita di una donna settantottenne, è onnipresente e permea l’intera narrazione, il cui culmine è la dipartita di Sverrir.
Tuttavia, grazie alla scomparsa dell’uomo, riaffiora nella mente della protagonista il ricordo del loro primo incontro: lei era ancora una studentessa quando aveva rifiutato un suo invito a cena.

Doppio vetro è un breve romanzo sull’accettazione della vecchiaia, sulla necessità di sentirsi pronti a vivere un avvenimento per tutti noi terrificante, ma con la consapevolezza che “la sala d’aspetto della morte è luminosa e bella”.

Morten A. Strøksnes, Il libro del mare

Morten A. Stroksnes Il libro del mare
Via: Iperborea

Sul lato esterno delle Vesterålen hanno una parola tutta loro per indicare il suono del mare che arriva dalla finestra della camera da letto in una mite notte d’estate, lambendo dolcemente la battigia: sjybårdurn.
(Morten A. Strøksnes, Il libro del mare, Milano, Iperborea, 2017, p. 83.)

Il libro del mare. O come andare a pesca di uno squalo gigante con un piccolo gommone sul vasto mare del norvegese Strøksnes è un’opera a metà tra un romanzo e un saggio.

Al largo delle isole Lofoten, in Norvegia, dimora lo squalo della Groenlandia, il vertebrato più longevo che abbia mai fatto la comparsa sul nostro pianeta.

Il libro del mare è una storia vera che racconta della straordinaria impresa di due amici, lo scrittore stesso, nonché voce narrante, Strøksnes, e l’artista Hugo Aasjord.
Il loro obiettivo è quello di catturare “quel mostro vorace che ha centinaia di milioni di anni di evoluzione sulle spalle, una tossina potenzialmente mortale nel sangue, i parassiti negli occhi, e i denti come quelli di una smisurata tagliola, solo molti di più”.

Il desiderio condiviso dallo scrittore e dall’amico Hugo funge da espediente letterario, da base, sul quale è stato composto quello che ha tutti gli effetti risuona essere un saggio scientifico.

Il mare, illuminato dal faro di Skrova, fa da sfondo all’avventura dei due uomini e, allo stesso tempo, è il vero protagonista del romanzo.

Il mare, culla della vita, è un luogo inesplorato e affascinante.

Strøksnes accompagna il lettore alla scoperta delle mirabolanti creature che lo popolo, dal capodoglio che li affianca mentre solcano il Vestfjorden ai pesci bioluminescenti, ma anche delle storie a esso legate.

Il Mare del Nord non è solo una distesa di acque gelide, ma un’enciclopedia di cui molti autori, fin dai tempi più remoti, hanno fatto oggetto del loro interesse.
Da Plinio il Vecchio e l’origine del nome “Scandinavia” alle spedizioni oceanografiche di fine Ottocento, passando per la Carta Marina di Olaf Månsson, un compendio del 1539 sulle conoscenze del Nord.

Il mare, ecosistema complesso e al contempo fragile, è vittima dell’uomo e delle sue attività.
L’autore indaga su alcuni dei crimini da noi compiuti che ne hanno alterato l’equilibrio, come la spietata caccia alle balene, la pesca a strascico e lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi subacquei.

Eppure, lo sguardo di Strøksnes rimane imparziale.
Il suo intento è quello di narrare un mondo acquatico esplorandone ogni anfratto, sia esso misterioso e ammaliante o tragico e doloroso, espandendosi in ogni direzione, abbracciandone l’immensità.

E anche “la vita di questo squalo della Groenlandia non sarà mai più la stessa dopo l’incontro con noi”.

Jón Kalman Stefánsson, Storia di Ásta

Jon Kalman Stefansson Storia di Asta
Via: Iperborea

Una buona risata contiene vitamine in quantità. Molti cucchiai di olio di fegato di merluzzo. Se solamente potessimo comprare le risate in flaconi al supermercato, come si fa con l’olio.
(Jón Kalman Stefánsson, Storia di Ásta, Milano, Iperborea, 2018, p. 119.)

Nella Reykjavík degli anni Cinquanta viene al mondo la piccola Ásta, il cui nome deriva dalla parola ást che in islandese significa “amore”.

L’amore era infatti il sentimento più importante nella vita dei genitori di Ásta, almeno finché il loro matrimonio non si sfaldò.

E a sfaldarsi, in questo lungo romanzo dell’islandese Stefánsson, è anche la narrazione, la quale non segue il classico andamento della fabula, ma è un intreccio di eventi e personaggi che solo con il procedere della lettura trovano il loro trait d’union.

L’autore riprende più volte lo stesso episodio, aggiungendo ogni volta un nuovo dettaglio che porta con sé una nuova visione d’insieme sulla vita della donna.

La Storia di Ásta non è solo la storia della protagonista, ma anche di tutte quelle persone che sono entrate nella sua vita: “ma com’è possibile raccontare la storia di una persona senza toccare anche le vite che la circondano, l’atmosfera che sostiene il cielo – e soprattutto, è legittimo farlo?”.

Una parte della narrazione della vita della donna, ad esempio, è affidata al padre, Sigvaldi, sdraiato a terra su un freddo marciapiede norvegese, in fin di vita, dopo una rovinosa caduta da una scala.

Dall’estate trascorsa nei Fiordi Occidentali per redimersi da una pessima condotta scolastica, dove farà la conoscenza di Jósef, un ragazzo a cui sarà profondamente legata, alla scomparsa della sorella e al tentato suicidio durante gli studi universitari condotti a Vienna, l’ombra della morte sembra essere una presenza fissa nell’esistenza di Ásta, anche se “in giugno c’è talmente tanta luce in Islanda che quasi è impossibile morire”.

Con una voce poetica dal tono malinconico, Stefánsson trasporta il lettore in un’Islanda inedita, fatta di cupe brughiere di torba, feste da ballo e persone dall’animo inquieto.

 

Tu, Quattrocchi, hai letto alcuni libri pubblicati da Iperborea?
Quale consiglieresti?
Ho appena acquistato Isola di Siri Ranva Hjelm Jacobsen e non vedo l’ora di leggerlo!

Mi raccomando, partecipa anche tu alla Quattrocchi Reading Challenge.
Io ho inserito Doppio vetro nei “3 libri del 2019”, mentre Il libro del mare e Storia di Ásta nei “3 autori/autrici mai lett*”.

3 commenti

  1. Io per ora ne ho letti tre, tutti di Arto Paasilinna: Piccoli suicidi tra amici (fantastico), La prima moglie e altre cianfrusaglie (meh) e Il bosco delle volpi impiccate (bello). Conto però di leggerne molti altri, ho adocchiato alcuni titoli che sembrano super promettenti!

Qual è il tuo punto di vista?