Buondì Quattrocchi!
Come procede la tua estate?
Io vado a caccia di “chicche” letterarie e grazie ad Antonella, editor di ABEditore, ne ho qualcuna davvero unica da farti scoprire.
O meglio: riscoprire!
Quindi preparati a un viaggio nel mondo della letteratura, dove grandi storie vengono imbustate, alcuni mestieri risultano più pericolosi di altri e l’impaginazione grafica rende queste piccole pubblicazioni delle opere d’arte.
ABEditore è davvero particolare come casa editrice. Con le vostre opere è come tornare indietro nel tempo, come se potessimo leggere quei racconti nel momento in cui sono stati pubblicati per la prima volta.
Com’è nata l’idea? C’è stata un’opera in particolare che vi ha ispirato e spinto a realizzare il vostro progetto editoriale?
Il catalogo ABEditore è nato con la collana dei Piccoli Mondi, la quale a sua volta è nata nel momento in cui ci siamo ritrovati a dover ristampare Il Fanciullino di Giovanni Pascoli, che avevamo già pubblicato come opera a sé (senza collana).
Il formato del libro era piccolo, ma l’interno era impaginato in maniera classica e un po’ banale. Quindi ci siamo detti: “Perché non pubblicare una collana con le opere meno conosciute di autori classici che abbia un formato tascabile e che sia anche bella e curata esteticamente?”.
Così abbiamo provato con Il Fanciullino e con la raccolta Minima di E.A. Poe.
È venuto fuori un bel risultato e abbiamo continuato su questa strada. La bravura e l’occhio del nostro grafico hanno fatto il resto.
Come impaginazione e prodotto, quello che più mi emoziona sono le Imbustastorie.
Fogli su cui possono comparire stili differenti: dall’impaginazione da giornale all’imitazione della scrittura a mano.
Perché è un’imitazione, giusto? Svelateci questo mistero!
(Ride) Siamo già abbastanza folli da imbustarle una a una, non abbiamo ancora raggiunto il livello di pazzia totale che ci spingerebbe anche a scrivere a mano i testi (o almeno, non ancora…)!
Comunque sì, quello utilizzato è un font particolare che riproduce la scrittura a mano.
Sempre per le Imbustastorie – giuro che dopo cambio argomento -, come scegliete quale stile di impaginazione abbinare al racconto?
Cerchiamo di far sì che l’impaginato rispecchi quello che viene narrato nel testo e che sia tutto ben calibrato e armonizzato.
Se la storia è una lettera o una testimonianza, allora sarà impaginato con un font “scritto a mano”, se nel racconto ci sono elementi predominanti cerchiamo di inserirli anche visivamente. Ad esempio una foglia, una macchia di sangue, un animale, degli scheletri… Il grafico si diverte molto!
Su Instagram ho mostrato i miei acquisti fatti al Salone del Libro di Torino. Un pacchetto base arricchito – grazie, lo adoro!
Tra questi volumi c’è una Guida Tascabile, io ho scelto quella dedicata ai mestieri da evitare in letteratura.
Trovo sia un modo nuovo e interessante di creare raccolte di racconti.
Come selezionate i racconti da mettere insieme? Ci saranno altre tipologie di Guide Tascabili?
Sì, sicuramente ce ne saranno altre.
I racconti li selezioniamo sia in base all’argomento – sono guide tematiche! -, sia in base alla loro “rarità”: generalmente i racconti e le opere presenti nel nostro catalogo sono poco conosciute o difficilmente reperibili in altre edizioni (o quantomeno in edizioni moderne).
Vogliamo dare al lettore la possibilità di scoprire le “chicche” di autori ingiustamente dimenticati o talmente famosi per opere considerate più importanti che non si pensa mai all’eventualità che possano aver prodotto altro ma di uguale pregio, se non maggiore.
Infine, buona parte delle cose che pubblichiamo proviene dal nostro bagaglio letterario, sono le letture che amiamo.
Adoro questo aspetto. Sia il proporre le opere a cui siete affezionati, sia il dare la possibilità di leggere autori già conosciuti ma sotto un punto di vista diverso, grazie a opere che al contrario non lo sono.
I racconti rischiano spesso di passare inosservati, almeno in Italia. Voi invece date spazio a questa forma di narrativa.
Quali sono per voi le qualità di queste storie brevi? Perché secondo voi qui in Italia c’è meno interesse per questa forma di narrativa? Se è ancora così!
Un po’ come dicevo prima, secondo noi vale la pena scoprire letture brevi che non pensavi esistessero.
La loro principale qualità è quella di essere spesso ridotte a poche pagine che però ti lasciano a bocca aperta, scritte in maniera magistrale e non scontata.
Non crediamo che in Italia ci sia meno interesse per questa forma letteraria, sicuramente di contemporaneo si tende a pubblicarne meno perché scrivere un buon racconto è molto più difficile che scrivere un romanzo.
Di recente ho avuto modo di parlare nelle storie di Instagram dell’arte della traduzione. Una ragazza mi ha contattata dicendo che spesso il traduttore non viene considerato dai lettori, quando penso si tratti di una figura straordinaria che ci fa arrivare molto di più delle parole.
Com’è e cosa significa tradurre le parole di persone anche di culture diverse?
ABEditore collabora con un collettivo di traduttrici professioniste bravissime, La Bottega dei Traduttori, che fanno un lavoro egregio e che ovviamente menzioniamo sempre.
Anche io mi occupo di tradurre alcuni dei nostri testi e quindi so per esperienza che il lavoro di traduzione è un lavoro di pazienza, studio, documentazione e sensibilità.
Il traduttore è un ponte tra la cultura della lingua di partenza e quella di arrivo. Perché il lettore riesca ad attraversare questo ponte c’è bisogno che il professionista abbia non solo le competenze linguistiche necessarie a far comprendere il testo scritto, ma che sia anche a conoscenza della cultura, del mondo che sta traducendo e ancor di più, che abbia la sensibilità di ciò che sta traducendo.
Se io sono abituata a leggere per mio conto un certo tipo di genere letterario, avrò maggiori strumenti e possibilità di tradurre al meglio qualcosa di quello stesso genere letterario.
Dico sempre che i traduttori seri passano più tempo a documentarsi che a tradurre!
Siamo ormai giunti all’ultima domanda, e ammetto che mi dispiace perché vi terrei qui volentieri.
Oltre a fare la gioia dei lettori, siete la gioia di futuri autori.
Cosa cercate in un manoscritto? Avete qualche dritta da dare ai lettori Quattrocchi?
(Sono due domande, ho mentito.)
Allora, a dire il vero ci sono poche cose che cerchiamo in un manoscritto, ma che in realtà non sono per niente scontate e, spesso, neanche semplici da eseguire: un testo scritto in italiano corretto, che abbia una trama possibilmente originale e coerente nel suo sviluppo, con personaggi ben caratterizzati.
E per favore: senza cliché di sorta.
La richiesta che personalmente mi sento di fare a chi vuole proporci qualcosa (vale per noi ma penso valga per qualsiasi altra casa editrice) è: guardate il nostro catalogo, se l’opera che volete proporci non rispecchia la nostra linea editoriale e il genere letterario che proponiamo, lasciate perdere.
Voi non avrete delusioni ricevendo un rifiuto come risposta e noi riusciremo a focalizzarci meglio su quello che ci interessa.
Che dire Quattrocchi, in questa intervista c’è proprio tutto l’occorrente per un’estate con gli occhiali: autori e storie da scoprire, passione e qualche dritta fondamentale per presentare un manoscritto!
Ti ricordo che se sei a caccia di altre “chicche” letterarie, puoi trovarle nella newsletter Drink&Read creata in collaborazione con Geeko Editor.
Verrà inviata ogni venerdì a orario aperitivo fino alla fine di agosto, con tanto di sorpresa in chiusura.
Bene, ora vado a squagliarmi lontano dal computer, che se no faccio un casino.
Alla prossima!