Quanto della fantascienza è scienza e quanto fantasia?
Me lo sono chiesta spesso, soprattutto nel leggere i libri di Jules Verne o nel guardare i film dedicati agli X-men.
Per non parlare delle produzioni giapponesi che mostrano un avanzamento tecnologico così radicato da sembrare surreale.
Ma è proprio dal Giappone che arrivano due entità femminili che mettono in dubbio l’aspetto fantastico degli anime.
Si tratta di Geminoid F, fembot attrice di teatro, e Hatsune Miku, vocaloid conosciuta in tutto il mondo per i suoi concerti spettacolari.
Due figure femminili di cui non vedevo l’ora di parlare e che aprono discussioni intriganti.
Geminoid F, la prima fembot attrice di teatro
La figura del robot si è fatta strada a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
L’introduzione della bomba atomica, arma distruttiva di massa, ha reso l’uomo ancora più consapevole della sua impotenza e della necessità di trovare nuovi modi di affrontare la guerra.
Soprattutto da parte di un paese sconfitto.
Da questo punto di vista, il Giappone si è sempre distinto per le creazioni tecnologiche e alcuni esempi ci vengono mostrati tramite opere di pop culture.
Negli anime e nei manga, infatti, possiamo distinguere tre principali tipologie di robot:
- robot macchina, che ospita un pilota al suo interno;
- cyborg, organismi senzienti che vedono l’unione di uomo e macchina;
- robot generati in laboratorio, provvisti di autocoscienza e sentimenti.
Se con i primi due possiamo scendere a patti con più facilità, con il terzo le cose si fanno più complicate.
Il motivo è che ci risulta difficile pensare di poter dare vita a un organismo dotato di anima che non appartenga a una specie già di per sé biologica. E va anche contro a tutta la questione religioso-culturale in cui siamo cresciuti: l’uomo non è Dio.
Nel 2001, però, Hiroshi Ishiguro dà forma a Geminoid F.
Fembot dalle fattezze umane che viene fatta recitare a teatro, il cui primo spettacolo, Sayonara, è arrivato anche in Italia: si è tenuto a Palermo nel novembre del 2012 e per molti si è trattata di un’esperienza straniante.
L’androide non ha possibilità di movimento dalla vita in giù, quindi le vengono affidati ruoli di donne disabili o bloccate a letto. Ma anche quello di interpretare un fembot da compagnia, ossia uno dei motivi per cui Hiroshi Ishiguro l’avrebbe creata.
In Giappone è diffuso il problema sociale della solitudine, alla quale si vuole porre rimedio attraverso questi androidi. Cosa non ancora possibile dati i costi di creazione.
Geminoid F mostra anche una mimica facciale precisa e dettagliata, movimenti definiti dagli stessi spettatori come naturali e umani, ed è provvista di una memoria di esperienze usate per simulare le emozioni.
Intorno alla sua figura si è avviato un dibattito molto acceso, tanto da mettere in dubbio la sua natura robotica.
Alcuni filosofi contemporanei stanno prendendo in considerazione che Geminoid F sia provvista di un’anima. E non tanto per le caratteristiche esterne che la rendono simile all’essere umano, ma per la voce di cui è provvista.
Attraverso la quale ci mostra il suo carattere, i suoi pensieri, forze e debolezze.
Questa voce è stata realizzata a partire da quella di alcune donne, che vengono poi modificate fino a realizzare una voce personalizzata per il fembot.
La voce è quindi inserita al suo interno, un po’ come fosse un fantasma che riempie un guscio altrimenti vuoto.
Un pensiero espresso nell’anime Ghost in the shell: il ghost rende vivi i robot, che smettono di essere burattini da telecomandare.
Per fare un paragone all’interno della cultura pop occidentale, la storia di Geminoid F è quella raccontata nel film L’uomo bicentenario (1999).
Si tratta di dinamiche intriganti e allo stesso tempo capaci di intimorirci.
Da un punto di vista sociale ho trovato interessante la scelta di partire da un robot di genere femminile, nonostante Hiroshi Ishiguro abbia creato anche una versione di se stesso e delle sue figlie.
Questa scelta penso sia dovuta alla concezione del ruolo della donna all’interno della società, ossia quello di accudire gli altri.
Come molte donne, Geminoid F si trova bloccata in casa e in questo caso in senso letterale: non può ribellarsi da questa sua condizione di sottomissione, e le stesse opere in cui recita ne descrivono le dinamiche.
Anche in caso di maltrattamenti e soprusi gravi, Geminoid F resta devota al suo ruolo.
Una denuncia o più che altro una trasposizione di ciò che viene dichiarato normale?
Hatsune Miku, l’idol virtuale
Il corpo ci serve solo per sentirci vivi, ci rende reali.Serial Experiment Lain (1998)
Tu hai o sei un corpo?
Rispondere a questa domanda non è affatto facile.
Se penso a come parlo del corpo, mi rendo conto che spesso lo definisco come qualcosa di esterno a me. Dico che è mio, come fosse un oggetto, ma nel momento in cui viene attaccato lo percepisco come parte di me.
Questo argomento lo vediamo sempre in Ghost in the Shell, ma anche nell’anime si-fi Serial Experiment Lain.
Entrambe queste produzioni ci mostrano l’impatto che il web, l’online, ha avuto nella società: si sente l’esigenza di una corporeità per definire quello che accade come reale.
Tutti temi molto interessanti, che portano spunti di riflessione notevoli.
Ma nel 2007 viene rotta la parete del fantastico con la creazione di Hatsune Miku, vocaloid sviluppato dalla Crypton Future Media.
Hatsune Miku significa “prima voce del futuro” e nasce proprio come voce.
Solo in seguito le viene associata l’immagine di una ragazza, e all’inizio viene presentata come una semplice mascotte del programma VOCALOID2.
Anche in questo caso la voce è stata creata a partire da quella di una donna, quella della doppiatrice Saki Fujita, e poi modificata fino a renderla unica.
Con il tempo Hatsune Miku è diventata protagonista di manga, anime e videogiochi, fino a diventare una vera pop star, o meglio idol virtuale.
Nel 2009 si esibisce nel suo primo concerto live e da allora è in tour in diversi paesi del mondo.
Hatsune Miku non ha un corpo fisico come quello di Geminoid F, quindi per essere presente ai concerti ha bisogno di essere proiettata in una sorta di schermo sul quale balla, canta e interagisce con ciò che la circonda.
Insomma, la fantascienza si allontana sempre di più dal suo aspetto fantasioso e irreale.
Negli ultimi anni ha assunto una certa concretezza e per quanto ancora incomprensibile, penso che prima o poi si dovrà rivalutare il concetto di essere vivente.
Tu che ne pensi?
È qualcosa che ti spaventa o l’attrazione ha la meglio?