Se la solitudine fosse un valore aggiunto?

Se la solitudine fosse un valore aggiunto?

Tempo di lettura 4 minuti

#InsiemeMW è il terzo hashtag lanciato in occasione della MuseumWeek.
Nel periodo storico in cui siamo, il distanziamento sociale è diventato parte della nostra quotidianità e molti – forse tutti – non desiderano altro che avere di nuovo una vita sociale.

Sono settimane che in testa continua a suonarmi Alone/With You, una ballata dei Daughter in cui la monotonia della solitudine si scontra con la noia di una vita trascorsa sempre a fianco della stessa persona.
E se questa solitudine forzata fossa un’occasione per esplorarsi interiormente?
Perché non approfittarne per fare il punto sulle nostre vite e capire che molte cose si possono fare anche da soli?

La solitudine è la nostra forza

La solitudine è la nostra forza
Foto di cottonbro da Pexels

L’unione fa la forza.
Tutti per uno e uno per tutti: uniti noi resistiamo, divisi noi cadiamo.

Ai tempi di una pandemia, frasi celebri come queste devono essere totalmente stravolte.
La nostra forza non è lo stare insieme, ma la solitudine; e dobbiamo trovare la forza per stare soli.
Oggi, più che mai, è necessario resistere, è necessario saper rinunciare alla propria libertà per il bene nostro e soprattutto altrui, solo così tra qualche settimana potremmo goderne appieno.

Sì, il supporto degli altri è indispensabile per uscire da questo incubo, da questa condizione surreale, ma tale supporto deve avvenire a distanza, mediato dallo schermo di un telefono o di un computer, da un messaggio rincuorante o da una nota vocale che possa strappare un sorriso.

Almeno fino alla fine di febbraio, la notifica sul cellulare era più interessante rispetto a quello che nostro padre ci diceva a cena.
Il like su Instagram di una persona conosciuta solo in chat era più importante di quello che una nostra amica seduta al bar con noi ci raccontava, ma quella era la normalità: potevamo incontrarci quando volevamo e se ci si ignorava per rispondere a un messaggio, il giorno dopo ci si poteva vedere di nuovo.
Eravamo intrappolati in un loop infinito fatto da “scusa, puoi ripetere perché stavo leggendo la chat” o “aspetta, ho un audio da ascoltare”.

Questo momento ci sta insegnando a (ri)scoprire l’importanza dei rapporti interpersonali.
Siamo animali sociali che hanno bisogno di contatto umano, di sostenersi a vicenda.
Oggi possiamo farlo solo mantenendo la distanza di sicurezza e indossando guanti e mascherina; il fatto di non poterci abbracciare o semplicemente sfiorare ci devasta, tuttavia quando potevamo farlo, non ne capivamo l’importanza.
Ma domani saremo veramente pronti a correre da chi ci chiede aiuto o la frenesia di una quotidianità ritrovata ci riporterà a essere più egoisti?

C’è chi dice che questa pandemia cambierà per sempre le nostre vite, che nulla sarà più come prima.
Io, tuttavia, non credo sia così.
Sconfitto il virus, lentamente torneremo alla situazione precedente al giorno zero: fisicamente più vicini, ma empaticamente più distanti.

Ed è per evitare questo che l’impatto della solitudine sulle nostre vite – in quanto forza che ci sta aiutando a emergere da questo abisso e che quindi va accettata – deve essere tale da non farci dimenticare i valori acquisiti, che potranno aiutarci a creare una comunità più unità e a non portaci verso un distanziamento emotivo.

«I hate feeling alone», così si conclude la canzone dei Daughter.
La solitudine non piace a nessuno, ma è necessaria per tornare alla normalità e fare in modo che lo stare insieme sia di nuovo la nostra forza.

Un momento di riflessione

Un momento di riflessione
Foto di mikoto.raw da Pexels

Trascorreranno ancora molti mesi prima di poter fare cose assieme come andare al cinema, visitare una mostra o incontrarsi con gli amici per bere qualcosa.

Almeno nel prossimo futuro dovremmo imparare a fare molte più cose da soli.
Quando i negozi riapriranno, non potremmo fare shopping in compagnia; dovremmo rinunciare alle cene con grandi tavolate e, magari, godere solo della compagnia di un libro mentre si mangia al ristorante; non potremmo darci appuntamento in biblioteca per preparare il prossimo esame.

Tuttavia, il tempo passato lontano dai propri affetti non deve essere sprecato, perché, forse, non ci capiterà mai più di poterne dedicare così tanto a noi stessi.

In questo periodo mi metto costantemente in discussione e in gioco.

Ora che ho più tempo a disposizione, cerco di focalizzarmi su quelle cose che veramente mi interessano e mi aiutano a non pensare a ciò che succede nel mondo.
Che sia dare vita a nuovi progetti, consultare le letture che i professori consigliano a lezione, o sperimentare una nuova ricetta, la cosa fondamentale è non stravolgere la propria routine.

Ogni settimana mi ritaglio un momento in cui, isolato da ogni possibile fonte di distrazione, stabilisco gli obiettivi che voglio raggiungere e tiro le somme di quanto ho fatto nei giorni precedenti.
Questo mi aiuta a mantenermi concentrato e impegnato, evitando che la noia abbia la meglio.

Vivere isolati è una cosa a cui nessuno era abituato, era una cosa che nessuno si sarebbe mai immaginato potesse accedere.
Il distanziamento sociale è diventato insopportabile, ma da questa situazione possiamo cogliere il meglio di noi stessi per metterlo a disposizione degli altri.

Se adesso siamo e ci sentiamo soli, presto saremo di nuovo insieme.

Qual è il tuo punto di vista?