Relatable: quando la pop culture preferisce il realismo

Relatable: quando la pop culture preferisce il realismo

Tempo di lettura 4 minuti

Relatable è un aggettivo difficile da tradurre in italiano. “Immedesimabile”, si può dire? È tutto ciò con cui ci sintonizziamo emotivamente e in cui ci riconosciamo. La scena di un film, le pagine di un libro, le parole di una canzone… Gli spettacoli di stand up comedy, ad esempio, sono spesso definiti così e Francesca ce ne ha dato alcuni esempi qualche tempo fa.

Purtroppo, spesso la pop culture (soprattutto nel cinema) preferisce sacrificare il realismo in favore di una maggiore spettacolarità: i protagonisti perfetti, gli eroi impeccabili, sono quelli che ci fanno sognare. Ma ne siamo davvero sicuri?

Ecco alcuni esempi tratti da libri e film in cui gli autori hanno preferito dare spazio alla realtà e ai problemi di tutti i giorni, ed ha funzionato alla grande.

Fare luce sui “Tabù” è relatable

Almost blue carlo lucarelli

Avete mai notato che i personaggi femminili, a parte poche eccezioni, di rado hanno “certi problemi”? Soprattutto ciò che riguarda le mestruazioni, perché sarebbe di impiccio all’azione magari, o perché metterebbe in difficoltà il pubblico che preferisce non parlarne. Non si sono mai viste le Charlie’s Angels chiedersi tra loro: “Hai un assorbente?” o Furiosa in Mad Max fermarsi a metà del campo di battaglia, perché ha mal di pancia. Giusto in qualche dramma in costume si sente parlare delle “lune” e delle “regole” ma per lo più per quanto riguarda la gravidanza.

Autori come Carlo Lucarelli però sanno benissimo che una protagonista che non è inossidabile e che, nonostante ciò, affronta la sua avventura, è molto più forte. Ecco dunque che nel celeberrimo romanzo Almost Blue, l’ispettore Grazia Negro ha i crampi per il ciclo in arrivo e non vede l’ora di poter tornare a casa a cambiarsi. Eppure si reca sulle scene di crimini efferati con gli altri colleghi, capace sia di grande durezza e nervi saldi che di profonda dolcezza e sensualità.

Non siamo tutti atleti

vedova nera black widow

Nel 2015 uscì Jurassic World, il quarto capitolo della serie cinematografica di Jurassic Park. Sono corsa al cinema a vederlo piena di entusiasmo, ma sono rimasta quantomeno perplessa sul finale. La co-protagonista femminile, Claire, attraversa un lungo tragitto di corsa con in mano un razzo segnalatore per attirare il T-Rex e aizzarlo contro l’indistruttibile Indominus Rex. Tutto ciò sui tacchi. Nel video del canale YouTube As/Is, Chrissy e Cissy condividono i miei dubbi e indagano scientificamente se sia possibile correre più veloce di un T-Rex con scarpe simili. Spoiler Alert: la risposta è sì, ma solo se sei molto atletica e allenata.

A Claire Dearing di Jurassic World rispondo con l’icona contemporanea della donna d’azione, Black Widow come la vediamo nei film degli Avengers. Una spia, un’assassina, un’eroina, una leader, che completa la sua tuta nera con uno splendido paio di comodissimi anfibi.

Il problema della prestanza fisica abbraccia tutte le categorie, perciò ho chiesto un consulto in merito al nostro corrispondente storico del blog La Spada Perfetta, che mi ha segnalato la nuova serie di Netflix Lettera al Re. Abbastanza relatable da mostrare un protagonista maschile, Tiuri che, per una volta, non è “il prescelto”, “il predestinato” che quando impugna la spada leggendaria diventa all’istante un maestro di scherma. Tiuri all’inizio è piuttosto scoordinato , deve allenarsi un bel po’ e trovare un equilibrio sia fisico che psicologico prima di diventare bravo, come chiunque si trovi a maneggiare un’arma così impegnativa per la prima volta.

L’intelligenza è relatable

the boy

Non è necessariamente detto che relatable debba essere sempre riferito a una difficoltà o qualcosa che ci rende “meno cinematografici”. Ci sono occasioni, ad esempio, in cui avremmo tutti i diritti di sentirci molto migliori di come ci raffigurano. Con i protagonisti dei film horror, ad esempio, non sono mai entrata in sintonia. Un classico: passo metà del tempo a rimproverare lo schermo della televisione, come se i personaggi potessero sentirmi mentre prendono decisioni sbagliate che innescano una serie di eventi catastrofici a catena, i quali potevano essere tranquillamente evitati. Il canale YouTube WatchMojo offre una splendida top ten delle dieci scelte più stupide mai fatte negli horror che spiega perfettamente quello che intendo.

Per questo ho adorato il thriller The Boy quando l’ho visto nel 2016. Greta, la protagonista, è una di quelle che piacciono a me, imperfetta, umana, e tuttavia tutte le sue azioni nel corso del film sono effettivamente comprensibili o logiche, sia quelle che le creano problemi sia quelle che la portano a risolvere la situazione. E il co-protagonista, Malcolm, non è da meno, soprattutto quando decide di non dare necessariamente della pazza a Greta che crede che la bambola protagonista del film, Brahms, sia in qualche modo animata.

relatable

Definire qualcosa relatable vuol dire in un certo senso specchiarsi: ci appassioniamo ad una saga, ad una serie, ad un episodio, perché ritroviamo qualcosa di noi in quella storia, magari qualcosa a cui aspiriamo, sicuramente non qualcosa che sappiamo non potremo mai essere. Ci sono sfumature della nostra umanità che possono offrire alla fantasia di un autore perspicace molti più spunti rispetto ad una perfezione cristallina e incolore.

Qual è il tuo punto di vista?