Pronti, via: il countdown è partito e fino a una settimana fa dovevo parlare di traguardi, di obiettivi raggiunti.
Poi è scattata una molla e, sì, parlerò ancora di quei traguardi, ma da una prospettiva diversa, perché nel frattempo mi sono salite su le emozioni e qualcosa si è rotto.
Insomma, è uno di quei classici momenti in cui va tutto bene, ma non benissimo.
Per esempio, il fatto che io non senta il Natale avrebbe dovuto dirmi qualcosa già qualche mese fa.
Io che ero solita pensarci appena passato Ferragosto, quest’anno ho rincorso il Natale come si rincorre a tutti i costi la forma fisica perfetta: non esiste, ma dal momento che ce la spacciano tanto bene ci mettiamo in testa che la dobbiamo avere.
Ecco, in questi mesi mi sono intestardita sul Natale, dicendo a tutti che volevo l’albero per la casa nuova, che “ommioddio chissà cosa farà il Villaggio di Babbo Natale quest’anno”, ma in realtà era tutta una farsa.
E ora sono qui che mi chiedo perché, nonostante tutte le cose raggiunte, io non mi senta serena e non desideri festeggiare come ogni anno.
Trent’anni belli e seducenti: cosa mi sono portata a casa?
Ti ricordi quando avevo parlato dell’ansia dei 30 citando il film con Jennifer Garner, 30 anni in un secondo?
La verità è che ce l’ho fatta, ho raggiunto tutti i sogni – e le paranoie – associati ai 30 anni, e se mi guardo indietro è accaduto in un lasso di tempo davvero breve: prima rimuginavo sull’impossibilità della cosa, poi l’avevo ottenuta.
Ho trovato un lavoro
Le gioie sono arrivate a fine febbraio, quando dopo quattro mesi di disoccupazione, ho trovato lavoro come stagista.
Sì, volevo qualcosa di più, ma l’azienda mi offriva uno stage diverso dal solito, più completo e questo mi ha spinta a dire “provaci”.
È andata bene, davvero molto bene, e a fine settembre mi hanno assunta per un anno.
Non sono più stagista e per la prima volta in vita mia ricevo uno stipendio che rispecchia gli studi fatti e la mia esperienza.
Una cosa che mi fa stare bene, mi fa sentire nel posto giusto.
Vivere da sola a Milano
Con il lavoro mi sono trasferita a Milano, dove Damiano – il mio compagno – lavorava già da qualche mese.
Eppure non abbiamo convissuto sin da subito: per otto mesi sono stata in appartamento da sola.
Da qui il mio articolo sull’ansia del dormire sola in una casa.
C’è da dire, però, che questa era un’esperienza che volevo provare.
Sentirmi indipendente, riuscire a cavarmela da sola.
Ho capito che non faceva per me, eppure mi rende davvero felice sapere di averlo fatto, di essermi concessa questo passo.
Da adolescente sognavo questo momento, che come nei film mi avrebbe portato a conoscere un sacco di gente.
Non è successo niente del genere, e non si è nemmeno avverata la storia che avevo scritto, quella in cui avrei preso una casa grande con le mie migliori amiche.
Anche perché in quella storia eravamo a San Francisco e in due facevamo le scrittrici, un’altra era diventata ballerina e insegnante di danza… E l’altra non ricordo.
Comunque sognavamo la vita dell’artista pagato fior fiori di soldi.
Facevamo quasi tenerezza.
Convivenza a Milano
Poi è successo: il primo di novembre io e Damiano abbiamo messo ufficialmente piede in casa nostra.
Siamo in affitto, abbiamo un gatto nero di nome Zorro e io non potrei essere più felice.
Finalmente io e lui che ci svegliamo nello stesso letto, ceniamo e facciamo compere per la casa insieme.
La stabilità economica data anche dall’essere in due mi fa quasi scoppiare il cuore dalla felicità.
Immagino si tratti di una cosa che non ci si aspetta di sentire, ma è qualcosa che mi ha sempre segnata molto e potermi concedere un cinema e una cena fuori senza rimorsi è qualcosa che giova parecchio al mio sonno.
Tutto questo entro il mio trentesimo anno d’età, che festeggio martedì 3 dicembre.
Ma allora, perché sento che va tutto bene e allo stesso tempo che le cose mi scivolino dalle dita?
Bene, ma non benissimo
All’inizio dell’estate è sorto uno scoglio che ha colpito la mia famiglia, qualcosa che non devo avere elaborato molto bene, oltretutto.
Questa cosa mi ha portata ad aumentare la mia produttività nel timore di perdere terreno a lavoro e qui su Parola di Quattrocchi.
A un certo punto ho iniziato a sentire che non riuscivo a stare a dietro alle cose, che il tempo non era abbastanza, che non ero stata presente come volevo.
Ogni tanto mi assale una sensazione di solitudine, come se fossi avvolta da una pesante nebbia che non mi fa vedere dove vado e non mi permette di incrociare lo sguardo di nessuno.
Mi sento nell’oceano, che si arrabbia e si calma senza preavviso.
Una sensazione che a volte mi fa sentire gli hobby, come leggere e scrivere, un peso. In più mi preclude la gioia del Natale, un sentimento che mi sorgeva spontaneo, in cui trovavo conforto anche nei momenti di stress o tensione.
Non è mia intenzione farti venire tristezza, vorrei in realtà farti sapere che la tua presenza è stata importante.
Vedere il blog crescere mi ha dato noia, mi ha dato la spinta a continuare in questo progetto in cui credo tantissimo.
A questo vorrei esprimere il mio desiderio per Natale e l’anno che viene: trovare la serenità, il mio equilibrio, che mi permetta di superare ogni scoglio mi si parerà davanti.
E il tuo Quattrocchi? Qual è il tuo desiderio per questo Natale?